| Allora .. vediamo di chiarire un po' le idee
1) Le firme si raccolgono anche a Licata .. vi sono ben 3 associazioni licatesi che partecipano e posso dire che 1/5 delle firme proviene da Licata (la maggior parte sono state raccolte a piazza, niscemi, mazzarino) 2) Il progetto "Gela provincia" non ha origini politiche, ne imprenditoriali ... il progetto nasce dal sogno e dalla collaborazione di molte associazioni di ragazzi e ragazze, che vedono in questo progetto una possibilità di sviluppo dell'intero territorio di Gela e confinante con esso .. compresa Licata. (es. sono il reparto oncologico a Niscemi, o il progetto turismo calatagirone-gela-piazza-licata, il progetto mercato regionale ortofrutta Gela-vittoria ecc ecc) 3) Al progetto partecipano anche molti uomini di cultura delle città del ocmprensorio (compreso licata), e lo fanno soprattutto per vedere rinascere la nostra grande cultura e la nostra grande storia. 4) Staccarsi da Caltanissetta significherebbe far nascere una nuova classe politica provinciale, ma soprattutto avere nuovi fondi dallo stato per finanziare progetti e strutture (CHI HA DEI PORCI AL GOVERNO VUOL DIRE CHE QUEI PORCI LI HA VOTATI, DUNQUE CHI VOTA QUESTA GENTE è ALTRETTANTO PORCO!)
VOGLIO RICORDARVI CHE NON ESSENDO NOI PROVINCIA NON ABBIAMO STRUTTURE ATTE AL MANTENIMENTO DELLE VARIE ATTIVITA' CULTURALI E DI SVILUPPO DELL'AREA.. A) LA NAVE GRECA SI TROVA A CALATANISSETTA PRESSO LA SOVRAINTENDENZA PROVINCIALE B) 40 CASSE DI MATERIALE ARCHEOLOGICO NON CATALOGATO SI TROVA A CALTANISSETTA PRESSO LA SOVRANINTENDENZA PROVINCIALE (FORTUNATAMENTE A QUEL MATERIALE ABBIAMO FATTO DELLE FOTO PER EVITARE FURTI GIA' AVVENUTI IN PASSATO!)
Inoltre Sapevate che gli infortunati sul lavoro devono recarsi a caltanissetta per la qualsiasi (pratica documenti, visite ecc) Sapevate che caltanissetta ha il doppio delle nostre forze di polizia ? Una citta' che è la metà di Gela
Gela provincia puo' portare strutture e lavoro, nonche' uno sviluppo del territorio I paesi limitrofi credono in questo progetto... non capisco perche' dobbiamo darci la zappa sui piedi.
Mettetevi in testa che le provincie non le aboliranno mai... e anche se le abolissero nascerebbero dei consorzi fra comuni che comunque farebbero riferimento ad un ente locale. Cambia il nome ma la sostanza è sempre quella .... ESEMPIO è QUESTA PROPOSTA DI LEGGE BOCCIATA!
14 Novembre 2009, proposta di legge per l'abolizione delle provincie nella costituzione italiana... bocciata al primo turno alla camera Partiti a sfavore dell'abolizione Pdl Lega Pd UDC
Chiusa questa parentesi che potrei allungare ancora di molto - ma comprendo che a molti secca leggere - ma a voi sta bene stare sotto una provincia che vive di ocmpromesso tra Gela e caltanissetta ? A voi sta bene avere a capo una città senza storia cultura come la città nissena ? Vi sta bene ?
Allora è proprio vero .. noi gelesi meritiamo solo fango
Leggetevi quest'articolo ... ne vale la pena .. è veramente molto bello e racconta un po' la nostra storia e come mai siamo in questa situazione
Duce, niente vogliamo: Gela provincia e il bacino montano”. Il popolo gelese, che faceva ala al passaggio di Benito Mussolini nel 1938, chiedeva poco, ma quel poco lo pretendeva a squarciagola. Il Duce aveva regalato alla città e ai gelesi i natali della Magna Grecia che nei campi seminarono i templi della loro fede ed altro, cancellando Terranova di Sicilia, concepita dal Grande Imperatore Federico II e costruita sulle spoglie della Gela antica e potente. Il Fascismo aveva però inventariato le gerarchie territoriali dell’Isola e posto la città di Gela, appartenuta ai duchi di Terranova, nella nuova provincia nissena. Uno smacco insopportabile per l’orgoglio dei gelesi, attutito – fino a un certo punto – da smacchi ancora più sorprendenti, come quello patito dalla vicina Piazza Armerina che, sede delle più prestigiose scuole e collegi, era stata “consegnata” a Enna, piccolo comune interno e pressoché irraggiungibile. Mal comune, mezzo gaudio, insomma. Il Duce aveva concesso a Gela l’onore della sua visita, aveva nuotato nel mare verde di Gela e concesso alla città la sua presenza per una intera giornata. Chissà che quelle invocazioni, pensarono i gelesi, non arrivino alle sue orecchie e regalino alla città quel che è dovuto, il “titolo” di capoluogo di provincia. Non è che questo titolo avrebbe sfamato migliaia di gelesi che nelle campagne sbarcavano il lunario, ma quello era ciò che la borghesia gelese voleva e quello diventò, insieme al bacino montano, il primo dei bisogni. Il Duce accontentò per metà i gelesi, adoperandosi perchè fosse finanziata la Diga di Disueri che avrebbe portato acqua alle campagne assetate. Una scelta illuminata, di sicuro più utile al popolo gelese che alla provincia. Quando la decisione venne conosciuta, la borghesia cittadina mugugnò in silenzio – siamo nel Ventennio, non dimentichiamolo – ma i padroni del feudo e i contadini più avvertiti ne trassero buoni auspici per il futuro. La storia avrebbe continuato a fare la sua strada senza la burocrazia “provinciale” ed a Gela sarebbe arrivata l’industria con tutto il bene e il male che l’industria porta con se’. Ma l’orgoglio “offeso” dei gelesi non avrebbe mai dimenticato quel bisogno primario, Gela provincia. Sicchè non c’e’ turno elettorale che qualcuno alla vigilia non riprenda in mano l’aspirazione ormai secolare e rimetta in moto la macchina, finora con esiti disastrosi. La politica ha capito, infatti, che risuscitare la febbre di Gela provincia porta consensi, così sono stati, e continuano ad essere, in molti a provarci, in buona o cattiva fede. Da qualche tempo a questa parte si è sparsa la voce, peraltro, che una decina di anni fa, più o meno, si era arrivati proprio ad un passo dall’obiettivo e che sarebbe saltato tutto a causa della fine della legislatura. Una questione di tempo, insomma. Gela aveva le carte in regola, stava dentro ai parametri molto difficili richiesti dalla legge regionale. In realtà le cose non stanno proprio in questo modo. Non era solo la città di Gela ad aspirare al titolo, c’era per esempio la vicina Caltagirone molto sponsorizzata da un nugolo agguerrito di deputati regionali. Il fatto che non fosse in cima alla graduatoria delle città “aventi diritto” non significa niente, perchè non è mai avvenuto che a spuntarla siano quelli che hanno più diritto quanto si fanno valutazioni politiche e c’è di mezzo il consenso elettorale. Insomma, andò male anche allora perchè non poteva essere diversamente. Se proprio si vuole ricordare l’episodio che portò Gela più vicina alla provincia, bisogna andare molto indietro, agli anni sessanta, quando Silvio Milazzo, ormai disarcionato ma ancora carismatico leader autonomista, propose la CaltaGela, la provincia bifronte con due capoluoghi. Quella si che sarebbe andata in porto, se nelle due città non fosse prevalsa il campanilismo “ad excludendum”. La storia di Gela provincia è infinita, raccontarla tutta impossibile. Quel che conta, oggi,è che ritorna con il comitato, come sempre, di cittadini volenterosi e sponsor politici per amore e per forza (e per convenienza). Non deve indignare nè sorprendere. Gli stimoli della politica sono sempre gli stessi, il consenso. E Gela provincia, incredibilmente, tira. Gela ha bisogno d’altro, perchè è un vulcano che sputa fuoco un giorno sì ed uno no. Manca di tutto e crede di avere tutto. Ci sono giorni in cui si sveglia e scopre che le cose si sono messe male, ed altre in cui racconta al mondo che il messaggio più forte ed audace del meridione d’Italia arriva dai campi gelesi. La mafia viene combattuta e vinta nei giorni feriali, e in quelli festivi il racket brucia autovetture e fa tacere anche chi non ha niente da perdere. La città ha bisogno di legalità, ordine, posti di lavoro. E aria pulita, spiagge pulite, mare pulito. Ha risorse umane importanti, gente diligente e competente, ma nutre verso la politica un’antica insofferenza e diffidenza.
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